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annali d’anna. 89

pagò in tutte le cose; tutte le fronti s’inclinarono; i turiboli diedero fumi di belgiuino; le fiammelle dei ceri palpitarono tra corone di fiori. Poi sorsero i cantici, le litanie piene di appellazioni simboliche e di supplichevole tenerezza. Come le voci salivano con forza crescente, Anna nell’immenso impeto del fervore gridò. Colpita dal prodigio, cadde supina; agitò le braccia, volle rialzarsi. Le litanie s’interruppero. Delle suore, alcune, quasi atterrite, erano rimaste un istante nell’immobilità; altre davano soccorso all’inferma. Il miracolo appariva inopinato, fulgidissimo, supremo.

Allora a poco a poco allo stupore, al murmure incerto, alle titubanze successe un giubilo senza limiti, un coro di esaltazioni clamorose, un fanatismo d’adorazione. Anna, in ginocchio, ancora assorta nel rapimento del miracolo, non aveva forse conscienza di quel che in torno avveniva. Ma quando i cantici con una maggior veemenza furono ripresi, ella cantò. La sua nota su dalla cadente onda del coro ad intervalli emerse; poichè le divote diminuivano la forza delle loro voci per ascoltare quella unica che dalla grazia divina era stata riconcessa. E la Vergine nei cantici a volta a volta fu l’incensiere d’oro, d’onde esalavano i balsami più dolci, la lampada che dì e notte rischiarava il santuario,