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68 annali d’anna.

i pastori. Accompagnata dalla figlia del sagrestano, ella andò per i fossati della via Salaria a cercare il musco. Sotto la vitrea serenità iemale i latifondi riposavano pingui di limo; la fattoria d’Albarosa si vedeva su ’l colle, tra li olivi; nessuna voce turbava il silenzio. Anna, come scorgeva il musco, si chinava e con un coltello tagliava la zolla. Al contatto delle fredde erbe le sue mani divenivano lievemente violacee. Di tratto in tratto, alla vista di una zolla più verde, le sfuggiva una esclamazione di contentezza. Quando il canestro fu pieno, ella sedette su ’l ciglio del fossato, con la fanciulla. I suoi occhi salirono pe ’l sentiero dell’oliveto, lentamente, e si fermarono alle mura bianche della fattoria che pareva un edifizio claustrale. Allora ella chinò la fronte, assalita da un pensiero. Poi d’un tratto si volse alla compagna. — Non aveva mai veduto macinare le olive? — E cominciò a figurar l’opera delle macine con molta prolissità di parole; e, come parlava, a poco a poco le salivano dall’animo altri ricordi, le venivano su la bocca spontaneamente a uno a uno, e le passavano nella voce con un piccolo tremito.

Quella fu l’ultima debolezza. Nell’aprile del 1858, poco dopo la Pasqua maggiore, ella infermò. Stette nel letto quasi durante un mese, tormentata dal-