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46 annali d’anna.

Il fattore, venendo più volte al giorno nella casa, s’intratteneva su la loggia a ragionare con Anna. Ed essendo egli uomo d’umili spiriti, divoto, prudente e giusto, godeva veder riflesse le sue pie virtù nell’animo della donna. Per la consuetudine sorse quindi tra i due a poco a poco una familiarità amorevole. Ella aveva già qualche capello bianco su le tempie, ed in tutta la faccia diffuso un placido candore. Egli, Zacchiele, superava di alcuni anni l’età di lei; aveva una gran testa dalla fronte sporgente e due miti e rotondi occhi di coniglio. Tutt’e due, nei colloqui, sedevano per lo più su la loggia. Sopra di loro, fra i tetti, il cielo pareva una cupola luminosa; e ad intervalli i voli dei colombi domestici, bianchi come il Paraclito, traversavano la quiete celestiale. I colloqui volgevano su le raccolte, su la bontà dei terreni, su le semplici norme della coltivazione; ed erano pieni di esperienza e di rettitudine.

Poichè Zacchiele amava talvolta, per una ingenua vanità naturale, di far pompa del suo sapere in conspetto della donna ignorante e credula, questa concepì per lui una stima ed un’ammirazione senza limiti. Ella imparò che la terra è divisa in cinque parti e che cinque sono le razze