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san làimo navigatore. 379

guarì per virtù di erbe e di fede; e a poco a poco andò liberando l’isola dal flagello della lebbra, purificò le scaturigini delle acque, diede insegnamenti su l’accensione del fuoco, su la coltivazione delle terre e su l’arte di edificare le case. Visse in grande umiltà e in grande sofferenza, espiando le antiche insanie, tormentato dai ricordi che per tutto gli facevano udire lamenti di feriti e di moribondi, vedere macchie di sangue su ’l suolo e ne ’l cielo.

Dopo lunga serie d’anni, quando i popoli dell’isola prosperavano nel lavoro e nel buon culto di Jesus, Làimo, che fuggiva la vita e che nulla alla vita omai chiedeva, fu preso d’un tratto da un infinito desiderio della patria. E poichè il buon Dio per segni manifestò d’esaudire la preghiera, egli salì su un tronco di banano ancora carico di frutti, e si affidò alle onde.

Dinanzi al debole sostegno si apriva il mare in calma; una torma di rondinelle indicava la via. E il vecchio santo veniva predicando ai pesci che tutti tenevano i capi fuori dell’acqua, e tutti in grandissima pace e mansuetudine e ordine lo seguivano. Diceva egli del Diluvio, e di Giona Profeta, e d’altri singolari misteri.

Come dopo cinquanta giorni apparve la patria, vide Làimo con molto dolore una deserta aridità