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san làimo navigatore. | 373 |
vano le nudità con i capelli, poichè un’improvvisa vergogna le coglieva dinanzi a lui.
Come il tramonto del sole era vicino, sotto la reggia un immenso popolo tumultuando si fece ad invocare il dio: — Mahadewa! Mahadewa! —
Il sole, simile a un gran timpano polito, gittava scintille su le vestimenta dei sacerdoti, invermigliava le statue e le colonne, passando a traverso i pilastri dei terrazzi incendiava tutto l’edifizio.
— Mahadewa! —
Apparve finalmente Làimo. Egli era trasfigurato. Un manto di scorza tessuta lo ricopriva, e si vedevano le corde dei nervi nei solchi delle sue braccia. Come egli tese le mani verso la folla, una mite aura di pace aliò da quel gesto su tutte le fronti. Li invocanti stupefatti si prosternarono; e nel silenzio si udivano le fontane scrosciare sopra le scale di porfido.
‟O popoli del fiume,” gridò Làimo nel vivo idioma di quella terra. ‟Ascoltate la mia voce, poichè io vi reco una nuova legge.”
Un sussurro corse per tutte le genti, e nei dorsi fu come un sommovimento di porci. I sacerdoti sollevarono il capo.
‟I vostri idoli sono argento ed oro, opera di mani d’uomini; hanno bocca, e non parlano; hanno