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la guerra del ponte. 321

alla sua riva e che la convenzion del prezzo durasse fino al giorno della Natività di Cristo.

Ora, nella settimana precedente la Natività, il prezzo del pesce suol salire a più che quindici ducati per ogni cento libbre. Manifesta appariva dunque l’insidia.

I padroni rifiutarono ogni offerta, preferendo tenere inoperose le reti.

Lo scaltro nemico fece ad arte spargere voce che una mortalità grande affliggeva Pescara. Si adoperò per via d’amicizia a sollevare tutti li animi della provincia teramana e li animi anche dei Chietini contro la pacifica città dove il morbo già era scomparso.

Respinse con violenza o ritenne prigionieri alcuni onesti viandanti che, usando d’un comun diritto, prendevano la strada provinciale per recarsi altrove. Lasciò che sulla linea di confine un branco di suoi lanzichenecchi stesse dall’alba al tramonto schiamazzando contro chiunque si avvicinava.

La ribellione cominciò allora a fermentare nei Pescaresi, contro li ingiusti arbitrii; poichè sopraggiungeva la miseria e tutta la numerosa classe dei lavoratori languiva nell’inerzia e tutti i mercanti incorrevano in gravissimi danni. Il cholèra,