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292 il martirio di gialluca.

perta per riposare. Massacese e Gialluca, poi ch’ebbero finito di fumare, seguirono l’esempio. Cirù rimase di guardia.

Prima di scendere, Gialluca, mostrando al compagno una parte del collo, disse:

‟Guarda che tenghe a qua.”

Massacese guardò e disse:

‟’Na cosa da niente. N’ n ce penzà.”

C’era un rossore simile a quello che produce la puntura di un insetto, e in mezzo al rossore un piccolo nodo.

Gialluca soggiunse:

‟Me dole.”

Nella notte si mutò il vento; e il mare cominciò ad ingrossare. Il trabaccolo si mise a ballare sopra le onde, trascinato a levante, perdendo cammino. Gialluca, nella manovra, gittava ogni tanto un piccolo grido, perchè ad ogni movimento brusco del capo sentiva dolore.

Ferrante La Selvi gli domandò:

‟Che tieni?”

Gialluca, alla luce dell’alba, mostrò il suo male. Su la cute il rossore era cresciuto, ed un piccolo tumore aguzzo appariva nel mezzo.

Ferrante, dopo avere osservato, disse anche lui:

‟’Na cosa da niente. N’ n ce penzà.”