Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/291


la fattura. 283

ghe, facendone quindi comporre pallottole a guisa di pillole grosse come noci, ben coperte di zucchero, sciloppate e cotte. Subito che lo speziale ebbe compiuta l’operazione, Biagio Quaglia (il quale nel frattempo era stato assente) tornò con una carta piena d’escrementi secchi di cane; e di quelli escrementi volle che lo speziale componesse due belle pillole, in tutto simili alle altre per la forma, se non che confettate prima in áloe e poi coperte leggermente di zucchero. Così lo speziale fece; e, perchè queste dalle altre si riconoscessero, vi mise, per consiglio del Ristabilito, un piccolo segno.

I due ciurmadori ripresero la via della campagna, e furono alla casa di Mastro Peppe in su l’ora di mezzodì. Mastro Peppe stava con molto affanno aspettando. A pena vide sbucare di tra le alberelle il corpo lungo e sottile di Ciávola, gridò:

‟’Mbé?”

‟Tutte è all’ordene,” rispose in suon di trionfo il Ristabilito, mostrando il cofano delle confetture incantate. ‟Mo tu, già che ogge è la viggilie de Sant’Andonie e li cafune fanne feste, arhunisce tutte quante all’are per dajie a beve. Tu hi da tené na certe butticelle de Montepulciane. Mitte mane a quelle pe’ ogge! E quande tutte stanne