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la fattura. 277

lungo e silenzioso; e a Ciávola pareva d’essere giù per una bandita recando un grosso capo di selvaggina predata. Come il porco era assai greve, essi giunsero alla casa del prete alenanti.

III.

La mattina Mastro Peppe, avendo digerito il vino, si risvegliò; e stette su ’l letto un poco ad allungar le membra e ad ascoltare le campane che salutavan la vigilia di Sant’Antonio. Egli già, in mezzo alla confusione del primo risvegliarsi, sentiva nell’animo espandersi la contentezza del possesso, e pregustava il diletto di veder Lepruccio mettere in pezzi e coprir con sale le pingui carni suine.

Spinto da questo pensiero, egli si levò; e con sollecitudine uscì su ’l pianerottolo, stropicciandosi li occhi per meglio guardare. Su ’l tavolo non rimaneva che qualche macchia sanguigna, e sopra vi rideva il sole virginalmente.

‟Lu porche? Addó sta lu porche?” gridò, con una voce rauca, il derubato.

Una furibonda agitazione l’invase. Egli discese le scale, vide l’uscio aperto, si percosse la fronte, irruppe fuori urlando, chiamando in torno a sè i