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272 | la fattura. |
sale scintillavano come edifizi di preziosi cristalli; e da Montecorno un serenissimo albore spandevasi nella rigidità delle aure, ripercotevasi dalla limpidità delle acque.
Disse il Ristabilito a Ciávola, soffermandosi:
‟Cumbà, ce vuléme arrubbà sstanotte lu porche?”
Disse Ciávola:
‟Eccome?”
Disse il Ristabilito:
‟Le sacce i’ come, si lu porche arremane addó l’averne viste.”
Disse Ciávola:
‟Embé, facémele! Ma, dapù?”
Il Ristabilito si soffermò di nuovo. I suoi piccoli occhi brillavano come due carbuncoli schietti; la sua faccia florida e rubiconda tra le orecchie faunesche vibrava tutta in una smorfia di gioia. Egli fece, laconico:
‟Le sacce i’.”
Veniva da lungi in contro ai due Don Bergamino Campione, nero in tra la pioppaia ignuda e argentea. Subito che i due lo scorsero, sollecitarono il passo verso di lui. E il prete, veduta la lor cera giuliva, dimandò sorridendo:
‟Che me dicéte de bbelle?”