Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/279


la fattura. 271

zie? Pelagge nen me crede; me cacce, me mene.... Vu nen le sapete chi è Pelagge?”

‟Uh, Pelagge! Uh, uh, Donna Pelagge!” squittirono in coro motteggiando i due insidiatori. E il Ristabilito, subito, imitando la voce piagnucolosa di Peppe e la voce acuta e stridula della donna, rappresentò una scena di commedia in cui Peppe era garrito e sculacciato come un bamboletto.

Ciávola rideva sgambettando in torno al porco, senza potersi reggere. Il beffato, preso da un violento impeto di sternuti, agitava le braccia verso l’atto, volendo forse interrompere. Al frastuono i vetri della finestra tremavano. I fuochi dell’occaso percotevano i tre diversi volti umani.

Come il Ristabilito tacque, Ciávola disse:

‟’Mbè, jamocénne!”

‟Se vulete cenà nghe me...,” offerse, a bocca stretta, Mastro Peppe.

‟No, no, bello mio,” interruppe Ciávola, volgendosi verso l’uscio. ”Tu súghete Pelagge e sálate lu porche.”

II.

Camminarono li amici lungo la riva del fiume.

In lontananza le barche di Barletta cariche di