![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
270 | la fattura. |
I due amici contemplavano il porco con una silenziosa meraviglia; e il Ristabilito faceva un cotal suo romore con la lingua contro il palato. Ciávola chiese:
‟E che ce ne vuo’ fa’?”
‟Le vuojie salà,” rispose La Bravetta con una voce in cui sentivasi fremere tutta la ghiotta gioia per le future delizie della gola.
‟Le vuo’ salà?” gridò d’improvviso il Ristabilito.”Le vuo’ salà? Ma, o Cià, si viste ma’ ’n’ommene chiù stupide di custù? A farse scappà l’uccasïone!”
La Bravetta, stupito, guardava con i suoi occhi vitulini ora l’uno ora l’altro delli interlocutori.
‟Donna Pelagge t’ha sempre tenute assuggette,” continuò il Ristabilito. ‟Sta vote che esse nen te guarde, vínnete lu porche; e magnémece li quatrine.”
‟Ma Pelagge? Ma Pelagge?” balbettava La Bravetta, a cui il fantasma della moglie irata dava già uno sbigottimento immenso.
‟E tu dijie ca lu porche te se l’hanne arrubbate,” fece il biondo Ciávola, con un vivo gesto d’impazienza.
La Bravetta inorridì.
‟E coma facce a riì a la case nghe sa nuti-