Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/274

266 la fattura.

cotta, orci, piatti, boccali, tutto lo schietto vasellame fiorito di cui li artefici castellesi allietano le mense della terra d’Abruzzi. Tra la rusticità e quasi direi la religiosità di quelle forme immutate da secoli e immutabili, egli viveva molto semplicemente, starnutando. E come la moglie era avara, a poco a poco l’avarizia conquistava e avviluppava anche l’animo di lui.

Ora, possedeva egli su la destra riva del fiume un podere con una casa rurale, proprio in quel punto dove la corrente rivolgesi formando quasi un verde anfiteatro lacustre. Ivi il terreno irriguo rendeva, più che uve e cereali, gran copia d’erbaggi; il frutteto si moltiplicava; e un porco si impinguava annualmente, sotto una quercia ricca di ghiande. In ogni gennaio La Bravetta andava insieme con la moglie al podere, trattenendovisi co ’l favore di sant’Antonio, per assistere all’occisione e alla salatura del porco.

Avvenne una volta che, essendo la moglie alquanto inferma, La Bravetta andò solo ad invigilare il supplicio.

Sopra una tavola ampia l’animale, tenuto da due o tre coloni, fu scannato con un coltello forbitissimo. Risonarono i grugniti per tutta la solitudine fluviatile; poi subitamente divennero fiochi,