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san pantaleone. 15


Allora fu che i Radusani fecero impeto. Fra i tronchi delli alberi, fra le canne secche, il santo di argento traballava, dava tintinni sonori alli urti dei rami, s’illuminava di lampi vivissimi ad ogni accenno di precipizio. Dieci, dodici, venti schioppettate grandinarono in un balenío vibrante, una dopo l’altra su la massa delle case. Si udirono dei crepiti, poi delle grida; poi si udì un gran sommovimento clamoroso: alcune porte si aprirono, altre si chiusero; caddero dei vetri in frantumi, caddero dei vasi di basilico, spezzati su la via. Un fumo bianco si levava nell’aria placidamente, dietro la corsa delli assalitori, su per l’incandescenza celeste. Tutti, accecati, in una furia bestiale, gridavano:

‟A morte! A morte!”

Un gruppo di fanatici si manteneva in torno a san Pantaleone. Vituperii atroci contro san Gonselvo irrompevano tra l’agitazione delle falci e delle ronche brandite.

‟Ladro! Ladro! Pezzente! Le candele! Le candele!”

Altri gruppi prendevano d’assalto le porte delle case, a colpi d’accetta. E come le porte sgangherate e scheggiate cadevano, i Pantaleonidi saltavano nell’interno urlando, per uccidere. Femmine