![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
turlendana ritorna. | 217 |
Binchi-Banche rispose:
‟Sì, segnore; ci stanno.”
Poi, sollevando le grosse mani nerastre e prendendosi co ’l pollice e l’indice della destra successivamente la punta d’ogni dito della sinistra, enumerava:
‟La caudina di Speranza, la caudina di Buono, la caudina di Assaù, la candina di Matteo Puriello, la candina della cecata di Turlendana....”
‟Ah,” fece tranquillamente l’uomo.
Binchi-Banche sollevò i suoi acuti occhiolini verdognoli.
‟Ci sei stato ’n’altra volta a qua, segnore?”
E, non aspettando la risposta, con la nativa loquacità della gente pescarese, seguitava:
‟La candina della cecata è grande e ci si vende lu meglio vino. La cecata è la femmina delli quattro mariti....”
Si mise a ridere, con un riso che gl’increspava tutta la faccia gialliccia come il centopelle d’un ruminante.
‟Lu primo marito fu Turlendana, ch’era marinaro e andava su li bastimenti del re di Napoli, all’Indie basse e alla Francia e alla Spagna e infino all’America. Quello si perse in mare, e chi sa a dove, con tutto il legno; e non s’è trovato più.