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206 la contessa d’amalfi.


‟Violettuccia bella! Cocò mio! Non te ne vai, Cocò!.... Se te ne vai, Ninì tuo muore. Povero Ninì!... Baubaubaubauuu!”

E seguitava ancora, stupidamente, come faceva prima con la cantatrice. E Rosa Catana, paziente, gli rendeva le piccole carezze, come a un bambino malaticcio e viziato; gli prendeva la testa e se la teneva contro la spalla; gli baciava li occhi gonfi e lacrimanti; gli palpava il cranio calvo; gli ravviava i capelli untuosi.

VI.

Così Rosa Catana a poco a poco guadagnò l’eredità di Don Giovanni Ussorio, che nel marzo del 1871 moriva di paralisía.