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180 la contessa d’amalfi.

il principio del duetto, tutte le scene suscitarono applausi. Nella sala s’era addensato il calore; per le tribune i ventagli s’agitavano confusamente, e nello sventolio le facce femminili apparivano e sparivano. Quando la contessa si appoggiò a una colonna, in un’attitudine d’amorosa contemplazione, e fu rischiarata dalla luce lunare d’un bengala, mentre Egidio cantava la romanza soave, Don Antonio Brattella disse forte:

‟È grande!”

Don Giovanni Ussorio, con un impeto subitaneo; si mise a battere le mani, solo. Li altri imposero silenzio, poichè volevano ascoltare. Don Giovanni rimase confuso.

Tutto d’amore, tutto ha favella:
La luna, il zeffiro, le stelle, il mar....

Le teste delli uditori, al ritmo della melodia petrelliana, ondeggiavano, se bene la voce di Egidio era ingrata; e li occhi si deliziavano, se bene la luce della luna era fumosa e un po’ giallognola. Ma quando, dopo un contrasto di passione e di seduzione, la contessa d’Amalfi incamminandosi verso il giardino riprese la romanza, la romanza che ancora vibrava nelle anime, il diletto delli uditori fu tanto che molti sollevavano il capo e l’ab-