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san pantaleone. 9


Allora fu come una scintilla d’incendio. Lo spirito di chiesa si risvegliò d’un tratto in quella gente abbrutita per tanti anni nel culto cieco e feroce del suo unico idolo. Le parole del fanatico di bocca in bocca si propagarono. E sotto il rossore tragico del crepuscolo, la moltitudine tumultuante aveva apparenza d’una tribù di zingari ammutinati.

Il nome del santo rompeva da tutte le gole, come un grido di guerra. I più ardenti gittavano imprecazioni contro la parte del fiume, agitando le braccia, tendendo i pugni. Poi, tutti quei volti accesi dalla collera e dalla luce, larghi e possenti, a cui i cerchi d’oro delli orecchi e il gran ciuffo della fronte davano uno strano aspetto di barbarie, tutti quei volti si tesero verso il giacente, si addolcirono di misericordia. Ci fu in torno al traino una sollecitudine pietosa di femmine che volevano rianimare l’agonizzante: tante mani amorevoli gli cambiarono le strisce di tela su le ferite, gli spruzzarono d’acqua la faccia, gli accostarono alle labbra bianche la zucca del vino, gli composero una specie di guanciale più molle sotto la testa.

‟Pallura, povero Pallura, non rispondi?”

Egli stava supino, con gli occhi chiusi, con la bocca semiaperta, con una lanugine bruna sulle