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il commiato. 159

spetto della solitudine. Pareva che qualche cosa di tragico e di eroico entrasse nella loro passione. I culmini del sentimento fiammeggiarono sotto l’influenza del tramonto tumultuoso. Elena si arrestò.

‟Non posso più,” ella disse, ansando.

La carrozza era ancora lontana, immobile, nel punto dove essi l’avevano lasciata.

‟Ancora un poco, Elena! Ancora un poco! Vuoi ch’io ti porti?”

Andrea, preso da un impeto lirico infrenabile, si abbandonò alle parole.

— Perchè ella voleva partire? Perchè ella voleva ora spezzare l’incanto? I loro destini omai non erano legati per sempre? Egli aveva bisogno di lei per vivere, delli occhi, della voce, del pensiero di lei.... Egli era tutto penetrato da quell’amore; aveva tutto il sangue alterato come da un veleno, senza rimedio. Perchè ella voleva fuggire? Egli si sarebbe avviticchiato a lei, l’avrebbe prima soffocata sul suo petto. No, non poteva essere. Mai! Mai! —

Elena ascoltava, a testa bassa, affaticata contro il vento, senza rispondere. Dopo un poco, ella sollevò il braccio per far cenno al cocchiere di avanzarsi. I cavalli scalpitarono.