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il commiato. 153

sottile odore di eliotropio esalante dalla pelliccia preziosa, mentre sentiva contro il suo braccio la forma del braccio di lei. Ambedue si credevano lontani dalli altri, soli; ma d’improvviso passava la carrozza nera di un prelato, o un buttero a cavallo una torma di chierici violacei, o una mandra di bestiame.

A mezzo chilometro dal ponte ella disse:

‟Scendiamo.”

Nella campagna la luce fredda e chiara pareva un’acqua sorgiva; e, come li alberi al vento ondeggiavano, pareva per un’illusione visuale che l’ondeggiamento si comunicasse a tutte le cose.

Ella disse, stringendosi a lui e vacillando su ’l terreno ineguale:

‟Io parto stasera. Questa è l’ultima volta....”

Poi tacque; poi di nuovo parlò, a intervalli, su la necessità della partenza, su la necessità della rottura, con un accento pieno di tristezza. Il vento furioso le rapiva le parole di su le labbra. Ella seguitava. Egli interruppe, prendendole la mano e con le dita cercando tra i bottoni la carne del polso:

‟Non più! Non più!”

Si avanzavano lottando contro le folate incalzanti. Ed egli, presso alla donna, in quella soli-