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la siesta. | 137 |
nuoto ed a raggiungere la donna per aver l’elemosina. Essi l’avevano spinto nell’acqua, dopo avergli strappati i cenci di dosso. E l’idiota nuotava come un cane, tra una pioggia di sassate che gl’impedivano di tornare a dietro. Quelli uomini deformi fischiavano e urlavano, prendendo diletto nella crudeltà. Essi, come la corrente traeva l’idiota, arrancavano lungo la sponda e imperversavano.
‟Affoga! Affoga!”
L’idiota, con sforzi disperati, prese terra. E così ignudo, poichè in lui era morto con l’intelligenza il sentimento del pudore, si mise a camminare verso la donna, di traverso, com’era suo costume, tendendo la mano ad ogni tratto.
La demente, rialzandosi, vide; e con un moto di orrore e con un grido acutissimo si diede a correre verso il fiume. Sapeva quel che faceva? Voleva morire? Che pensava ella, in quell’attimo?
Giunta all’estremo limite, cadde nell’acqua. L’acqua gorgogliò, si chiuse pienamente; e tanti circoli successivi partirono dal luogo della caduta e si allargarono in lievi ondulazioni lucide e si dispersero.
I mendicanti dall’altra riva gridavano verso una barca che si allontanava:
‟Oh Lucaaa! Oh Luca Marinooo!”