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136 la siesta.


Luca afferrò l’áncora e la gittò alla riva. La barca ridiscese con la corrente per tutta la lunghezza della corda; quindi si fermò, con una stratta. I passeggieri furono a terra, d’un salto; ed aiutarono la vecchia signora, tranquillamente. Quindi si rimisero in cammino.

La campagna da quella parte era coltivata a vigneti. Le viti, piccole e magre, verdeggiavano in filari. Alcuni alberi interrompevano qua e là il piano, con forme rotonde.

Donna Laura si trovò sola, perduta, su quella riva senz’ombra, non avendo più conoscenza di sè che per il battito continuo delle arterie, per un romorío cupo ed assordante nelli orecchi. Il suolo sotto i piedi le mancava e pareva affondarsi come fango o arena, ad ogni passo. Tutte le cose in torno turbinavano e si dileguavano; tutte le cose, ed anche là sua esistenza, le apparivano vagamente, lontane, dimenticate, finite per sempre. La follia le prendeva la mente. Ella, d’un tratto, vide uomini, case, un altro paese, un altro cielo. Urtò in un albero, cadde su una pietra; si rialzò. E il suo povero corpo di vecchia traballava in moti terribili e insieme grotteschi.

Ora, i mendicanti dall’altra riva avevano eccitato per dileggio l’idiota a passare il fiume a