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la siesta. 133

velloso; un berretto carico d’untume copriva la testa.

‟Ahuf!” esclamò egli d’un tratto, in faccia alla pergola, fermandosi su le gambe, aperte e nettandosi con le dita la fronte stillante di sudore.

Passò dinanzi ai passeggieri, senza guardarli. In tutti i suoi gesti e in tutte le sue attitudini era incomposto e quasi brutale. Le mani, enormi, gonfie di vene sul dorso, le mani avvezze al remo parevano essergli d’impaccio. Egli le teneva penzoloni lungo i fianchi e le dondolava camminando.

‟Ahuf! Che sete!...”

Donna Laura stava come impietrita, senza più parole, senza più conscienza, senza più volontà.

Quello era il suo figliuolo! Quello era il suo figliuolo!

Una femmina gravida, che aveva già una figura senile, disfatta dal lavoro e dalla fecondità, venne a porgere al marito assetato un boccale di vino. L’uomo bevve d’un fiato. Poi si asciugò le labbra col dorso della mano e fece schioccare la lingua. Disse, bruscamente, come se la nuova fatica gli fosse dura:

‟Andiamo.”

Insieme co ’l primogenito, ch’era un grosso fanciullo di quindici anni, preparò il legno; mise tra