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la siesta. 119


La marchesa disse:

‟Vieni.”

Le due donne entrarono nella stanza dell’infermo. La luce ivi era mite; l’odore di un farmaco, un odore singolare, empiva l’aria; li oggetti segnavano grandi e strane ombre. Il marchese di Fontanella, disteso nel letto, pallido, pieno di rughe, sorrise a Donna Laura, vedendola. Disse lentamente:

‟Grazie, baronessa.”

E le tese la mano ch’era umidiccia e tiepida.

Egli pareva aver ripreso li spiriti d’un tratto, per uno sforzo di volontà. Parlò di varie cose, curando le parole, come quando stava sano.

Ma Donna Laura, dall’ombra, lo fissava con uno sguardo così ardente di supplicazione che egli, indovinando, si volse alla moglie.

‟Giovanna, ti prego, preparami tu la pozione, come stamattina.”

La marchesa chiese licenza, ed uscì, inconsapevole. Nel silenzio della casa si udirono i passi di lei allontanarsi su i tappeti.

Allora Donna Laura, con un moto indescrivibile, si chinò su ’l vecchio, gli prese le mani, gli strappò le parole con li occhi.

‟A Penti.... Luca Marino.... ha moglie, figli....