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118 la siesta.


Come Donna Laura giunse alla porta, non ebbe forza di entrare. Passò oltre, fece venti passi; poi ritornò in dietro, ripassò. Finalmente varcò la soglia, salì le scale; si fermò, sfinita, nell’anticamera.

Nella casa c’era quell’animazione silenziosa di cui i familiari circondano il letto di un infermo. I domestici camminavano in punta dì piedi, portando qualche cosa fra le mani. Avvenivano dialoghi a bassa voce, nel corridoio. Un signore calvo, tutto vestito di nero, attraversò la sala, s’inchinò a Donna Laura, ed uscì.

Donna Laura chiese a un domestico, con la voce omai ferma:

‟La marchesa?”

Il domestico indicò rispettosamente col gesto un’altra stanza a Donna Laura. Quindi corse ad annunziare la visita.

La marchesa apparve. Era una signora piuttosto pingue, con i capelli grigi. Aveva li occhi pieni di lacrime. Aperse le braccia all’amica, senza parlare, soffocata da un singulto.

Dopo un poco, Donna Laura chiese, non alzando li occhi:

‟Si può vedere?”

Profferite le parole, strinse le mascelle per reprimere un tremito violento.