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104 l’idillio della vedova.


‟Non ho sete,” balbettò Emidio istupidito.

Ella gli gettò l’acqua in viso, facendo con il labbro inferiore una smorfia quasi di dispregio. Poi si distese dentro uno dei bacini asciutti, come in una culla, tenendo i piedi fuori dell’orlo, e scotendoli irrequietamente. A un tratto si rialzò, guardò Emidio con uno sguardo singolare:

‟Dunque? Andiamo.”

Si rimisero in cammino, tornarono al luogo della riunione, sempre in silenzio. I merli fischiavano su le loro teste; fasci orizzontali di raggi attraversavano i loro passi; e il profumo del bosco cresceva in torno a loro.

Alcuni giorni dopo, Emidio partiva.

Alcuni mesi dopo, il fratello d’Emidio prendeva in moglie Rosa.

Nei primi anni di seminario il cherico aveva pensato spesso alla nuova cognata. Nella scuola, mentre i preti spiegavano l’Epitome historiæ sacræ, egli aveva fantasticato di lei. Nello studio, mentre i suoi vicini, nascosti dai leggíi aperti, si davano fra loro a pratiche oscene, egli aveva chiusa la faccia tra le mani, e s’era abbandonato ad immaginazioni impure. Nella chiesa, mentre le litanie alla Vergine sonavano, egli dietro l’invocazione alla Rosa mystica era fuggito lontano.