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66 | L’ARMATA D’ITALIA |
la disciplina, nel più largo senso della parola, è molto fiacca.
Nessuno, là dentro, ha una vera e propria responsabilità qualsiasi. Tutti ne hanno una più o meno grave, di nome; ma all’atto pratico, qualunque cosa avvenga, non si trova mai chi risponda. È una congiura di silenzio impenetrabile. Tutto il popolo che chiudono le cinte delli arsenali vive e lavora borghesemente, alla buona, come in famiglia. Gli arsenali sembrano grandi stabilimenti privati, ove manchi il padrone. Ed il padrone, in fatti, manca; poiché, qualunque cosa avvenga, gli stipendii non mutano.
Per tali condizioni d’ordine, naturalmente, si son verificati abusi enormi. E l’Ispettor Generale del Genio Navale, uomo di non vasto intelletto ma lavoratore instancabile, pensando di poter rimediare, ha ridotto l’amministrazione e la burocrazia, a una tale inestricabile selva di complicazioni che è uno spa-