Pagina:D'Annunzio - L'armata d'Italia.djvu/134

118 L’ARMATA D’ITALIA

dore de Banville piacque confessare, nel ritornello d’una delle sue trentasei ballate mirabili; “Je ne m’entends qu’à la métrique!” A me, invece, codesta perpetua profession di prosodista non va. Tutte le manifestazioni della vita e tutte le manifestazioni dell’intelligenza mi attrangono egualmente. E credo d’aver pienissima libertà di portare il mio studio e la mia ricerca in ogni campo, a patto che il mio studio sia conscienzioso e la mia ricerca sia giusta.

Ora il mio studio e la mia ricerca, su le cause che determinano la presente debolezza del nostro esercito di mare, sono il frutto della osservazione esatta e pura; e sono perciò rispettabili, ed hanno per ciò un peso. Non è necessario essere un grande stratego o un ammiraglio illustre ed aver consumata