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A SERA IL NAVIGLIO FORMIDABILE DI ROMA NON È SE NON UN ROGO CHE SI SPEGNE SULLE ACQUE PLACATE.

FULVIO È TRATTO DALLA CORRENTE NEL MARE DI ARETUSA.

OGNI SPERANZA DI SALVEZZA È VANITA.

MA AL DITO DEL NAUFRAGO È L’ANELLO DI CROESSA. «SE DARAI SALUTE, AVRAI SALUTE.» SOPRAGGIUNGE IL SOCCORSO INSPERATO.

L’OSPITE DI BATTO, CONFORTATO, NARRA L’AVVENTURA DELL’ANELLO.

«O HESTIA, REGINA, FONDAMENTO INCROLLABILE DEGLI IDDII FELICI E DEGLI UOMINI MISERI, A TE TUTTI I DONI! CABIRIA VIVE, E IN LEI IL TUO FUOCO.»

«VIVEVA, ORA NON SO...»

E PRENDENDO COMMIATO DALL’OSPITE ANSIOSO, FULVIO AXILLA PROMETTE DI RICERCARE CABIRIA, SE NOVAMENTE LE SORTI LO TRAGGANO A CARTAGINE.