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296 maggio

busta di viso allegro, vestita anch’essa di rigatino rossiccio col grembiale grigio; la quale si arrestò sull’uscio e arrossì; poi chinò la testa, ridendo. Aveva il corpo d’una donna, e pareva una bambina.

La figliuola di Giorgio le corse subito incontro, la prese per un braccio come una bimba e la tirò davanti a suo padre, dicendo con la sua grossa voce: - Ca-te-rina Gior-dano.

- Ah! la brava ragazza! - esclamò il padre, e allungò la mano per carezzarla, ma la tirò indietro, e ripeté: - Ah! la buona ragazza, che Dio la benedica, che le dia tutte le fortune, tutte le consolazioni, che la faccia sempre felice lei e tutti i suoi, una buona ragazza così, povera la mia Gigia, è un onesto operaio, un povero padre di famiglia che glielo augura di tutto cuore!

La ragazza grande accarezzava la piccola, sempre tenendo il viso basso e sorridendo; e il giardiniere continuava a guardarla, come una madonna.

- Oggi vi potete pigliar con voi la vostra figliuola, - disse la maestra.

- Se me la piglio! - rispose il giardiniere. - Me la conduco a Condove e la riporto domani mattina. Si figuri un po’ se non me la piglio! - La figliuola scappò a vestirsi. - Dopo tre anni che non la vedo! - riprese il giardiniere. - Ora che parla! A Condove subito me la porto. Ma prima voglio far un giro per Torino con la mia mutina a braccetto, che tutti la vedano, e condurla dalle mie quattro conoscenze, che la sentano! Ah! la bella giornata! Questa si chiama una consolazione.! Qua il braccio a tuo padre, Gigia mia! - La ragazza, ch’era tornata con una mantellina e una cuffietta, gli diede il braccio.

- E grazie a tutti! - disse il padre di sull’uscio.