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76 saggio storico

XIV

ANARCHIA DI NAPOLI ED ENTRATA DE’ FRANCESI



Nella storia dell’Italia, gli avvenimenti della fine del secolo decimottavo somiglian quelli della fine del secolo decimoquinto. In ambedue le epoche gli stessi avvenimenti furon prodotti dalle stesse cagioni e seguiti dai medesimi effetti. In amendue le epoche il Regno fu perduto per opera di picciolissime forze inimiche: nel decimoquinto secolo, i partiti che dividevano il Regno vi attirarono la guerra; nel decimottavo, la guerra e la disfatta vi suscitarono i partiti: in quello, il re avea tentato tutt’i mezzi per evitar la guerra; in questo, tutti li avea messi in opera per suscitarla: lo scoraggiamento, dopo la disfatta, eguale e nel re aragonese e nel borbonico; ma prima della guerra questi ha dimostrato coraggio maggiore di quello. In ambedue le epoche però il Regno fu perduto quando il fatto posteriore ha dimostrato che era facile il conservarlo, poiché è impossibile credere che non si avesse potuto facilmente conservare quel Regno, che, anche dopo la perdita fattane, si è potuto tanto facilmente ricuperare. In ambedue le epoche ha preceduta la perdita del Regno una vicendevole e funesta diffidenza tra il re ed i popoli, non irragionevole nell’epoca degli Aragonesi, priva però di ogni ragione ne’ tempi nostri. Ferdinando di Aragona avea trattati crudelmente i baroni, i quali avean tramata una congiura e guerreggiata una guerra civile; Vanni avea punita una congiura che ancora non si era tramata ed il pensiero di una ribellione che non si poteva eseguire. In amendue le epoche alla difesa del Regno è mancata l’energia piuttosto ne’ consigli del re che nelle azioni de’ popoli. Finalmente in ambedue le epoche il Regno è stato abbandonato dai vincitori, perché costretti a ritirar le loro forze nell’Italia superiore.

Io vorrei che, ogni qual volta succede un simile avvenimento, si rileggesse la seguente, non saprei dir se dottrina o profezia di Macchiavelli: «Credevano — dice egli — i nostri principi italiani,