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mestiere e verun' educazione, non vive che a spese de' disordini del governo e de' pregiudizi della religione.

Ma questo istesso fermento, che doveva e che potea conservare il Regno, divenne, per colpa di Acton e per timore della corte, la cagione principale della sua rovina. Il popolo corse in folla al palazzo reale ad offerirsi per la difesa del Regno. Un re, che avesse avuto mente e cuore, non aveva a far altro che montare a cavallo e profittare del momento di entusiasmo: egli sarebbe andato a sicura vittoria. Acton lo ritenne. Il popolo voleva vederlo. Egli non si volle mostrare, ed in sua vece fece uscire il generale Pignatelli ed il conte dell'Acerra. Tra le tante parole che in tale occasione ciascuno può immaginare essersi dette, uno del popolo disse: i mali del Regno esser nati tutti dagli esteri che erano venuti a far da ministri; prima godersi profonda pace e generale abbondanza, da quindeci anni in qua tutto esser cangiato; gli esteri esser tutti traditori: quindi, o per un sentimento di patriotismo, di cui il popolo napolitano non è privo, o per ispirito di adulazione verso due cavalieri popolari, soggiunse: — Perché il re non fa primo ministro il general Pignatelli e ministro di guerra il conte dell'Acerra? — Queste parole, raccolte da' satelliti di Acton e riferite a lui, mossero il di lui animo sospettoso ad accelerare la partenza. Da che mai dipende la salute di un regno!

Fu facile trarre a questo partito la regina. A trarvi anche il re, si fece crescere l'insurrezione del popolo. Gli agenti di Acton lo spinsero la mattina seguente ad arrestare Alessandro Ferreri, corriere di gabinetto, il quale portava un plico a Nelson: moltissimi hanno ragioni di credere che costui fosse una vittima giá da lungo tempo designata, perché conscio del segreto delle lettere di Vienna alterate in occasione della guerra. Io non oso affermar nulla. Sia caso, sia effetto della politica del ministro o della vendetta di qualche suo inimico privato, fu arrestato sul molo nel punto in cui s'imbarcava per passare sul legno di Nelson, fu ucciso, ed il cadavere sanguinoso fu strascinato fin sotto il palazzo reale e mostrato al re in mezzo alle grida di «Morano i traditori!», «Viva la santa fede!», « Viva