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ghibellini, vollero riformare l’altrui; e gli stessi errori ebbero nell’Italia gli stessi effetti. Scala, Visconti, Baglioni, ecc., rinnovarono gli esempi di Filippo.

Tali epoche politiche sono meno contrarie di quello che si crede ai sovrani che sanno regnare. Ma in tali epoche vince sempre il piú umano, ed io oso dire il piú giusto. Oggi i repubblicani sono piú generosi e perdonano ai realisti; i re con una stolta crudeltá non dánno veruna tregua ai repubblicani: questo fará sí che essi avranno in breve freddi amici ed accaniti nemici. Quando l’armata del pretendente scese in Inghilterra, faceva impiccare tutt’i prigionieri di Hannover; Giorgio liberava tutt’i prigionieri del pretendente: questo solo fatto, dice molto bene Voltaire, basta a far decidere della giustizia de’ due partiti, pronosticare la loro sorte futura1.


VIII

AMMINISTRAZIONE


Mentre da una parte con tali arti si avviliva e si opprimeva la nazione, dall’altra si ammiseriva col disordine in tutt’i rami di amministrazione pubblica. La nazione napolitana dalla venuta di Carlo terzo incominciava a respirare dai mali incredibili che per due secoli di governo viceregnale avea sofferti. Fu abbassata l’autoritá de’ baroni, che prima non lasciava agli abitanti né proprietá reale né personale. Si resero certe le imposizioni ordinarie con un nuovo catasto, il quale, se non era il migliore che si potesse avere, era però il migliore che fino a quel tempo si fosse avuto, e si abolí l’uso delle imposizioni straordinarie che, sotto il nome di «donativi», avean tolte somme immense

  1. Quando io considero tutto ciò che i gabinetti de’ re in questi tempi avrebbero potuto e non hanno saputo fare, desidero un libro che avesse per titolo: Storia degli errori di coloro che sono stati grandi senza esser grandi uomini. Con questa idea è stato scritto uno de’ libri piú sensati dell’ultimo decennio del secolo: Tutti han torto; ma molto ancora rimarrebbe ad aggiugnere alla serie delle sue osservazioni.