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334 rapporto al cittadino carnot


Il solo re di Sicilia, oltre le altre infrazioni, ne ha commessa una, ch’è la piú funesta e la piú prava di tutte le altre, calpestando le leggi, le usanze ed i costumi di tutte le popolazioni.

Le capitolazioni delle guarnigioni de’ castelli di Baia, Ischia, Castellammare furono richieste e trattate dagl’inglesi. Quella de’ forti di Napoli fu preceduta da un solenne proclama di Ruffo, generale in capo ed agente plenipotenziario di Ferdinando; proclama stampato ed affisso in tutti gli angoli della cittá, con cui s’inculcava al popolo, sotto pena di morte, di rispettare i parlamentari, che da lui si spedivano a’ castelli o che da essi si mandavano a lui a fin di capitolare, per potersi quindi eseguire fedelmente tutto ciò che si sarebbe convenuto. Si passò indi al trattato, ch’è il seguente:

REPUBBLICA NAPOLETANA.

Oronzio Massa, generale di artiglieria e comandante Del Castel Nuovo.


Essendosi dal comandante della flotta inglese Food intimata la resa al Castel dell’Ovo, e dal cardinal Ruffo, vicario generale del regno di Napoli, dal cavalier Micheroux, ministro plenipotenziario di S. M. il re delle Due Sicilie presso la flotta russo-ottomana, dal comandante in capo delle truppe di S. M. l’imperadore di tutte le Russie, e dal comandante delle truppe ottomane a questo Castel Nuovo; il Consiglio di guerra del Castel Nuovo si è adunato, ed, avendo deliberato sulle suddette intimazioni, ha risoluto che i suddetti forti siano rimessi ai comandanti delle truppe disopra enunciate, per avere una capitolazione onorevole; e, dopo di aver fatto conoscere al comandante del forte di Sant’Elmo i motivi di questa resa, in séguito di che il suddetto Consiglio ha redatti gli articoli della capitolazione seguente, senza l’accettazione de’ quali la reddizione de’ forti non potrá aver luogo.

[Seguono i dieci articoli della capitolazione, pei quali si veda sopra, p. 181 sgg. in nota].

Méjan approvò la convenzione, la quale venn’eseguita da’ repubblicani in tutt’i suoi articoli: si dovea osservare solamente dalla corte di Sicilia e da’ suoi alleati; ma Ferdinando, per dare un colorito all’attentato della violazione del patto, trovò il pretesto che non era stata mai sua volontá di negoziare con sudditi ribelli. «Sudditi ribelli»! Ecco il linguaggio de’ re, o sia degli usurpatori della sovranitá popolare. Una nazione, che o sola o coll’aiuto d’un’altra potenza si solleva contro il suo oppressore, contro colui,