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rapporto al cittadino carnot 329

ANNOTAZIONI


p. 292, v. 17. Ferdinando, dietro i successi degli alleati in Italia e della partenza di Macdonald, riorganizzò quegli stessi assassini, quegli scellerati che aveano giá gustato il piacere dell’ anarchia, aggiungendo a’ medesimi un gran numero di galeotti concentrati in Sicilia, che fece sbarcare in diversi luoghi del continente napoletano. Destinò generale in capo di quell’armata cattolica e regale il cardinal Fabrizio Ruffo, il quale, secondo lo stesso suo promotore Pio sesto, non era stato mai né canonista né dottore, e avea prostituita la porpora nella corte e nel serraglio di San Leucio. Si assegnarono al porporato per luogotenenti generali Pronio, Sciarpa e fra Diavolo: il primo, fuorgiudicato e adorno dell’insigne ordine del guidatico; il secondo, birro dell’udienza di Salerno; il terzo, scorridor di campagna, mostro che facea pompa di una tazza, ov’era solito di abbeverarsi di sangue umano. Adescate dal saccheggio, si arrollarono sotto l’infame vessillo orribili ciurme. Sbarcò dunque Ruffo nelle coste della Calabria ulteriore alla testa di un piccolo numero di siciliani. Ivi, con proclami del re, colle promesse del paradiso e con altri mezzi che suggeriscono l’ambizione e l’ipocrisia, fece una gran quantitá di proseliti, i quali erano ben assoldati e promossi agl’impieghi. Per meglio riuscire nelle sue misure si proclamò papa, dando cosí maggior credito alle indulgenze, le quali spargeva a larga mano.

Benché quel dipartimento stava molto scontento del nuovo sistema, giacché i governanti imprudentemente aveano loro fatto l’invito di soddisfare le contribuzioni attrassate e di disporsi a sopportarne un maggior peso per l’avvenire, pure Monteleone, Cotrone, Catanzaro ed altre cittá si opposero alle misure del cardinale, e fecero per lungo tempo una valida difesa. Non poterono però sostenersi, giacché non avevano mezzi opportuni. Mancando loro fra le altre cose l’artiglieria e la truppa regolare, cedettero alla preponderanza delle forze nemiche.