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rapporto al cittadino carnot 315


Cosí riesce facile l’indovinare la condotta di quella corte relativamente a’ francesi nella luminosa carriera della loro rivoluzione. Infatti, all’apparir sulle rive della Senna l’alba della libertá, che riempí di gioia tutt’i cuori idolatri della virtú e della felicitá sociale; all’aspetto della nascente filosofia, che proclamava la risurrezione de’ popoli e l’esterminio della razza gotica de’ re, il despota della Sicilia concepí un odio inestinguibile contro il nome francese. La moderna Teodora, agitata dall’Eumenidi, divenne piú implacabile di Giunone, quando fu offesa da Paride.

Penetrata da quest’odio, si porta col marito a Vienna, ed entra ne’ trattati di Pavia e di Pilnitz, che definivano la lacerazione della Francia e l’eccidio della massima parte de’ francesi. La sua corte, che diviene l’officina degl’intrighi degl’inglesi e degli emigrati, spaventata dalla flotta del contrammiraglio Latouche, giura alla Francia neutralitá, per congiurarne meglio la perdita. La viola ben tosto apertamente coll’insulto dell’armi francesi e del ministro Makau, cui fa vilmente involare nella propria casa tutte le carte del di lui ministero. In séguito lo bandisce: proscrive tutt’i francesi con un proclama, in cui l’insulta co’ nomi di «scellerati» e di «sediziosi novatori».

Mette in piedi nel tempo stesso la terribile Giunta di Stato, e per mezzo della medesima imprigiona ed impicca coloro, che per qualsivoglia motivo avean trattato il ministro e ’l contrammiraglio, facendo dichiarare la Francia una «fetida laguna», e i francesi una «schiatta di vipere». Spossa frattanto lo Stato colle immense concussioni e furti di oro ed argento, che manda all’imperadore, onde poi n’è risultato il fallimento de’ pubblici banchi. Unisce una sua flottiglia a quella degl’inglesi, e manda delle truppe a Tolone, aringando il re stesso a’ soldati ed inculcando loro la strage de’ francesi, senza dar loro giammai quartiere.

Fuggono da Tolone le sue truppe, insieme con quelle degli alleati, colla stessa viltá colla quale l’avean conquistata; e Ferdinando entra a parte de’ ladronecci commessi in quegli arsenali, ed accorda asilo e protezione nella capitale a’ principali traditori