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frammento quarto 253

Non amo una giustizia languida, né soffro una polizia ingiusta. Il nostro carattere politico influisce sul nostro carattere morale. L’uomo avvezzo a portar negli affari la circospetta attenzione di un giudice la porterá anche sulle persone; e, se avven che la polizia, per esser un poco piú attiva, abbia bisogno talora di esser corretta dalla giustizia, piú sollecita e piú facile ne sará la correzione, quando colui a cui è affidata la polizia appartenga al collegio istesso dei giudici, che la deve emendare. Gli uomini sono tali, che piú volentieri si emendano da loro stessi che non si lascian correggere dagli altri.

La polizia non è che la parte attiva della giustizia, e deve naturalmente essere unita al potere esecutivo dei tribunali. A che servono tanti commissari e tanti commessi, moltiplicati all’infinito sopra tutt’i punti del territorio nostro? E ti par male leggiero moltiplicare a questo segno le cariche inutili, le quali dispendiano lo Stato, distraggono i cittadini dalle utili occupazioni, e, rendendoli oziosi, li soggettano alla tentazione di rivolgere a danno della patria quell’attivitá di carica, che non possono impiegare a vantaggio della medesima?

Non so se io m’inganni, ma parmi che il ramo civile e politico nella costituzione del 1795 assorba troppa spesa; e, volendo evitare l’incomodo che soffre una nazione quando gli affari sono superiori alle forze dei funzionari pubblici, si è trascorso nell’altro estremo, non meno pericoloso, di moltiplicare i funzionari pubblici, a segno di renderli infinitamente superiori agli affari.

Gran parte della polizia potrebbe esser affidata agli onesti cittadini. Nel Perú tra dieci famiglie si sceglieva l’uomo il piú saggio ed il piú virtuoso, che invigilava sulla condotta altrui: tra dieci decurioni si sceglieva un centurione; tra i centurioni sí sceglieano degli altri; e quindi degli altri ancora, se bisognasse, finché si giungeva all’unitá, che costituisce il governo... Legge ammirabile, dice Genovesi, che affidava la sicurezza alla custodia della virtú! Noi avevamo un’istituzione quasiché simile nei nostri capodieci; istituzione corrotta, ma che intanto, riformata, potrebbe divenir ottima . . . . . . . . . . . . .