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ragione, asseriva che, ad onta della partenza, era rimasto sempre presente in Napoli. Il Regno si dichiarava un regno di conquista, quando si trattava di distruggere tutt’i privilegi della Cittá e del Regno, i quali si chiamano quasi in tutta l’Europa «privilegi», mentre dovrebbero esser diritti, perché fondati sulle promesse dei re; ma, quando si trattava di dover punire i repubblicani, il Regno non era mai stato perduto1. Tale fu la logica di Caligola, quando condannava a morte egualmente e chi piangeva e chi gioiva per la morte di Drusilla.

Nelson, unico autore dell’infrazione del trattato, quell’istesso Nelson che avea condotto il re in Sicilia, lo ricondusse in Napoli, ma sempre suo prigioniero; né mai, partendo o ritornando, ebbe la minima cura dell’onor di lui: giacché, partendo, lo tenne in mostra al popolo quasi uom che disprezzasse ogni segno di affezione che questo gli dava; tornando, quasi insultasse ai mali che soffriva. Egli vide dal suo legno i massacri e i saccheggi della capitale. Poco di poi con suo rescritto avvisò i magistrati che egli avea perdonato ai lazzaroni il saccheggio del proprio palazzo, e sperava che gli altri suoi sudditi, dietro il di lui esempio, perdonassero egualmente i danni che avean sofferti! Tutti gl’infelici che il popolo arrestava eran condotti e presentati a lui, tutti pesti, intrisi di polvere e di sangue, spirando quasi l’ultimo respiro. Non s’intese mai da lui una sola parola di pietá. Era quello il tempo, il luogo ed il modo in cui un re dovea mostrarsi al popolo suo? Egli era in mezzo ai legni pieni d’infelici arrestati, che morivano sotto i suoi occhi per la strettezza del sito, per la mancanza di cibi e dell’acqua, per gl’insetti, sotto la piú ardente canicola, nell’ardente clima di Napoli. Egli avea degl’infelici ai ferri finanche nel suo legno.

Con tali principi, la corte dovea stancarsi, e si stancò ben presto, delle noiose cure che la Giunta si prendeva per la salute dell’umanitá. Gli uomini dabbene, che la componevano, furono

  1. Esistono ancora ambidue gli editti: col primo il Regno si dichiara regno di conquista; col secondo si dichiara che il re non l’avea mai perduto.