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opponendosi all’unione di Ruffo con Sciarpa; e, se il fato non faceva perire i virtuosi e bravi fratelli Vaccaro, se il governo avesse inviati loro non piú che cento uomini di truppa di linea, qualche uffiziale e le munizioni da guerra che loro mancavano, forse la causa della libertá non sarebbe perita. Gli stessi esempi di valore davano le popolazioni repubblicane del Cilento, le quali per lungo tempo impedirono che l’insorgenza delle Calabrie non si riunisse a quella di Salerno. Foggia finalmente era una cittá piena di democratici: essa avea una guardia nazionale di duemila persone; era una cittá che, per lo stato politico ed economico della provincia, potea trarsi dietro la provincia intera; e da Foggia una linea quasi non interrotta prendeva pel settentrione verso gli Apruzzi, dove si contavano Serracapriola, Casacalenda, Agnone, Lanciano... Dall’altra parte, per Cirignola e Melfi, Foggia comunicava colle tante popolazioni democratiche della provincia di Bari e della Lucania. Noi vorremmo poter nominare tutte le popolazioni e tutti gl’individui; ma né tutto distintamente sappiamo, né tutto senza imprudenza apertamente si può dire: un tempo forse si saprá, e si potrá loro rendere giustizia.

Ma che fare? A tutte queste forze mancava la mente, mancava la riunione tra tutti questi punti, mancava un piano comune per le loro operazioni. Non si crederá, ma intanto è vero: una delle cagioni, che piú hanno contribuito a rovesciar la nostra repubblica, è stata quella di non aver avute nelle province delle persone che riunissero e dirigessero tutte le operazioni: gl’insorgenti aveano tutti questi vantaggi.


XLV


CARDINAL RUFFO


Ruffo intanto trionfava in Calabria. Dalla Sicilia, ove era fuggito seguendo la corte, era ritornato quasiché solo nella Calabria; ma le terre nelle quali si era fermato erano appunto le terre di sua famiglia. Quivi il suo nome gli diede qualche seguace: