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Il destino avea finalmente fatto pervenire i momenti; ma il governo che allora avea la Francia non fu buono per eseguire gli ordini del destino, ed i prodirettoriali governi d’Italia non seppero comprenderne le intenzioni.

Dura necessitá ci costrinse a trascurare tutti gli esterni rapporti che avrebbero potuto salvar la nostra esistenza politica. Noi ignoravamo ciò che si faceva nel rimanente dell’Europa, e l’Europa non sapeva la nostra rivoluzione se non per bocca dei nostri nemici. Dalla stessa Cisalpina, dalla stessa armata francese non avevamo che gazzette o rapporti piú frivoli di una gazzetta e piú mendaci. I generali francesi ci scrivean sempre vittorie, perché questo loro imponeva la ragion della guerra: ma il nostro interesse era di saper anche le disfatte; e l’ignoranza in cui rimase il governo e le false lusinghe che gli furon date di prossimo soccorso accelerarono la perdita, se non della repubblica, almeno dei repubblicani. Napoli avrebbe potuto salvar l’Italia; ma l’Italia cadde, ed involse anche Napoli nella sua ruina.


XLIV


RICHIAMO DI ETTORE CARAFA DALLA PUGLIA


I francesi dovettero aprirsi la ritirata colle armi alla mano, ed all’isola di Sora e nelle gole di Castelforte perdettero non poca gente. Appena essi partirono, nuove insorgenze scoppiarono in molti luoghi.

Roccaromana suscitò l’insorgenza nelle sue terre alle mura di Capua. Egli divenne l’istrumento piú grande della nobiltá, a

    effetto di questa veritá. La seconda è che l’Italia non dev’esser divisa, ma riunita: e la riunione dell’Italia dipende dalla libertá di Napoli; paese che la Francia non potrá giammai conservare e che ha tante risorse in sé, che solo potrebbe disturbar tutta la tranquillitá italiana, quando non sia in mano di un governo umano ed amico della libertá. È l’esperienza di tutt’i secoli, la quale ci mostra che i conquistatori dell’Alta Italia han per lo piú rotto alle sponde del Garigliano; e la filosofia spiega la ragione di tali avvenimenti.