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xxxii - spedizione contro gl'insorgenti di puglia 149

furti e quasi di nobilitarli. Luoghi di grande insorgenza furono perciò quasi tutte le centrali delle province, come Lecce, Matera, Aquila, Trani, dove la residenza delle autoritá provinciali, delle loro forze e di quanto nelle province eravi di scellerati, che ivi si trovavano in carcere e che, nell’anarchia che accompagnò il cangiamento del governo, furono tutti scapolati, riuniva piú malcontenti e piú facinorosi. Costoro strascinarono tutti gli altri esseri pacifici e meramente passivi, intimoriti egualmente dall’audacia dei briganti e dalla debolezza del governo nuovo.

Contro tali insorgenze non vale tanto una spedizione militare che distrugga, quanto una forza sedentaria che conservi: gl’insorgenti fuggivano alla vista di un esercito: tostoché l’esercito era passato, una picciola forza, ma permanente, loro avrebbe impedito di riunirsi e di agire. Il soldato non soffre le stazioni: brama la guerra ed ama che il nemico si renda forte a segno di meritare una spedizione, onde aver l’occasione di misurarsi, la gloria di vincerlo ed il piacere di spogliarlo.

Il comandante francese padrone di Trani fu chiamato da Palomba, commissario del dipartimento della Lucania, perché marciasse sopra Matera ad impedire che vi si formasse un’insorgenza, che potea divenir pericolosa per quel dipartimento. Ma, Matera non essendo ancora rivoltata, non vi andò, perché non avrebbe potuto farla saccheggiare. E, quando, premurato dalle reiterate istanze di Palomba, s’incaminò con tutte le forze che aveva, fu richiamato in Napoli. L’insorgenza, che in Matera era tutta pronta e solo compressa dal timore della vicinanza delle forze superiori, quando queste furono lontane, scoppiò e si riuní a quella della Calabria.

Ma perché non marciò Palomba istesso colle sue forze sopra Matera? Perché Palomba, come commissario, non avea saputo trovare i mezzi di riunirle e di sostenerle; perché il suo generale Mastrangiolo tutt’altro era che generale. Caldi ambidue del piú puro zelo repubblicano, colle piú pure intenzioni, ma privi di quella pubblica opinione, che sola riunisce le forze altrui alle nostre, e di quel consiglio, senza di cui non vagliono mai nulla né le forze nostre né le altrui, tutti e due non sapeano far altro