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loro zelo sarebbe stato minore. La legge nulla determinava: il suo silenzio proteggeva le persone ed i beni degli ecclesiastici; quindi quei pochi agenti del governo, che voleano dare sfogo alle loro idee proprie, si doveano restringere agl’insulti. Or gl’insulti ricadono piú direttamente contro gli dèi, e le operazioni contro gli uomini. La condotta di molti repubblicani era tanto piú pericolosa quanto che si restringeva alle sole parole: mentre si minacciavano i preti, si lasciavano; ed essi ripetevano al popolo che gli agenti del governo l’aveano piú colla religione che coi religiosi, perché, mentre si lasciavano i beni, si attaccavano le opinioni. Si avrebbe dovuto far precisamente il contrario, ed allora tutto sarebbe stato nell’ordine.

Il governo si avvide, ma tardi, dell’errore: volle emendarsi e fece peggio. Il popolo comprese che il governo operava piú per timore che per interna persuasione; e, quando ciò si è compreso, tutto è perduto.


XXVI

TRUPPA


Un governo nuovo ha piú bisogno di forza che un governo antico, perché l’esecuzione della legge, per quanto sia giusta, non può esser mai con sicurezza affidata al pubblico costume: gli scellerati, che non mancano giammai, hanno campo maggiore di calunniarla e di eluderla; ed i deboli sono piú facilmente sedotti o trascinati nell’ondeggiar dubbioso tra le antiche opinioni e le nuove.

I francesi impedirono però ogni organizzazione di forza nella repubblica napolitana. Il primo loro errore fu quello di temer troppo la capitale; il secondo, di non temere abbastanza le province. Essi non aveano truppa per inviarvene, e di ciò non poteano esser condannati; ma essi non permisero che si organizzasse truppa nazionale che vi potesse andare in loro vece, e di ciò non possono esser scusati.