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128 saggio storico

XXV

RELIGIONE


Oggi le idee de’ popoli di Europa sono giunte a tale stato che non è possibile quasi una rivoluzione politica senza che strascini seco un’altra rivoluzione religiosa, doveché prima la rivoluzione religiosa era quella che per lo piú produceva la politica. Da ciò forse nasce che le rivoluzioni moderne abbiana meno durata delle antiche?1.

In Francia la parte della rivoluzione religiosa dovette esser violenta, perché violento era lo stato della nazione a questa riguardo. Si riunivano in Francia tutti gli estremi. Essa avea innalzata in Europa l’autoritá papale; essa era stata la prima a scuoterne il giogo, ma scuotendolo non l’avea rotto come si era fatto in Inghilterra, ma le antiche idee erano rimaste per materia di eterne dispute su degli oggetti che conviene solamente credere. Il clero era continuamente alle prese con Roma; i parlamenti lo erano col clero; la corte ondeggiava tra il clero, i parlamenti e Roma. La nazione non si potea arrestare ai primi passi, una volta dati: l’incredulitá venne dietro all’esame; ma, nata in mezzo ai partiti, risvegliar dovette la gelosia dei potenti, e si vide in Francia la massima tolleranza ne’ filosofi e la massima intolleranza nel governo e nella nazione. Poche nazioni di Europa possono, in questo pregio di barbara intolleranza, contendere coi colti ed umani francesi.

La nazione napolitana trovavasi in uno stato meno violento. La religione era un affare individuale; e, siccome essa non interessava né il governo né la nazione, cosí le ingiurie fatte agli dèi si lasciavano agli dèi istessi. Il popolo napolitano

  1. Rousseau, domandato dall’autore de’ Studi della natura perché mai, con tanto amore per l’umanitá e tanto disgusto per gli uomini, non avea imitato Penn e non si era ritirato con pochi saggi a fondare una colonia in America, rispose: — Qual differenza! Si credeva nel secolo di Penn, e non si crede piú nel mio! —