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IX

ELOQUENZA ECCLESIASTICA

L’amministratore generale de’ ducati di Parma e Piacenza ha applaudito con elegante lettera ad un predicatore della prima cittá, il quale ha sostituito, alle antiche prediche, delle istruzioni catechistiche sui doveri che accompagnano l’uomo nella famiglia e nella cittá. La religione non ha ministero piú augusto della predicazione; non ve ne è forse uno piú importante per la societá, oggi che non altro modo abbiamo per insegnare al popolo la morale: ma (perché non sarebbe permesso di dubitarne?) il modo, in cui oggi la predicazione è esercitata, è degno della sublimitá della sua origine e dell’importanza del suo fine?

Nessuno ama piú di me la gloria dell’Italia; ma non perciò mi asterrò di dire che in questo genere di eloquenza noi siamo ancora inferiori agli stranieri ; e, quando penso che l’Italia è stata la prima sede della religione in Europa e la piú antica maestra di eloquenza agli altri popoli, mi rammento le parole della Scrittura: «Verranno i popoli di Saba, le genti del mezzogiorno, e si prenderanno l’ereditá de’ figli di Abramo».

L’eloquenza ecclesiastica si estinse in Italia con sant’Ambrogio, né è rinata mai piú. Dopo di lui, al sistema morale, che formava la base della religione, successe il sistema teurgico, ed alla ragione ed agli affetti si sostituirono le leggende ed i miracoli. Chi vuol convincersene paragoni gli scritti di Gregorio magno a quelli de’ padri piú antichi. La filosofia scolastica al mirabile aggiunse le sottigliezze, e l’arte di santificare i popoli divenne l’arte di agitarne la fantasia e di stancarne la ragione.