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detta, nessuna cura o di legge o di fede. Nell’Italia, trattati solenni, segnati da cinque nazioni, infranti senza neanche cercar un pretesto all’infrazione, sol perché favorivano uomini che seguivan un partito diverso; capitolazioni negate, nella resa delle piazze forti, a quei pochi che si trovavan uniti alle truppe vinte, i quali in tutte le altre guerre avean sempre ottenute condizioni eguali; il diritto di conquista, il piú antico di tutti e per i governi il piú sacro, posto in dubbio; talché quello stesso governo, il quale per conquista diceva posseder legittimamente un paese, negava poi di averne potuto legittimamente perdere per Io stesso titolo un altro, e chiedeva conto di ciò che vi era avvenuto nel tempo in cui lo avea ad altri abbandonato...

E, nel maggior numero di questi orrori, ci si trovava sempre, o consigliere o ministro o istigatore, un Nelson, un Wickam, un Minto!

Che sará di noi, che sará dell’Europa, se questi esempi si ripetono e passano in costume? e che sará, se vi si aggiunge ancora l’esempio dell’assassinio? Abbastanza son turbati ancora e gli animi e gli ordini in Europa; abbastanza i sospetti agitano le menti di tutti, e si osserva una lotta continua tra tutte le idee e tutte le forze, e si consuma in vicendevoli contese quell’energia che dovrebbe rivolgersi a migliorar la sorte dell’umanitá. Se per la vostra condotta, o inglesi, una parte degli uomini incomincerá a creder leciti nuovi delitti, ed un’altra a temerli come piú facili, le guerre saranno piú frequenti, piú lunghe, piú crudeli, e noi torneremo di nuovo alla barbarie.

Quando il senato romano ed il console Fabrizio rimandarono incatenato a Pirro il medico che avea promesso avvelenarlo, Fabrizio scrisse: «È la salute del popolo romano, la salute di tutto il genere umano, che chiede giustizia di questo traditore». Ma, o voi, i quali (vi dico ciò che diceva Alessandro a Dario) intraprendete un’ingiusta guerra, e, invece di usar l’armi, mettete all’incanto le teste de’ vostri nemici, qual frutto sperate dalla vostra viltá? La vittoria l’ottengono, «non cauponantcs billuni. sed belligerantes». 5 marzo 1804.