Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/69

secondo, credeva» la legislazione non differir dalla meccanica, e potersi ordinar le leggi, come si calcolavano le forze, secondo i quadrati delle distanze. Questo si credeva esser filosofia, ed era barbarie. Essi tagliavano il nodo invece di scioglierlo. Valdemaro, che regnava nel fondo della allor barbara Germania moltissimi secoli prima che vi nascessero i filosofi, scriveva al papa: «Dobbiamo la vita a Dio, il regno agli abitanti, gli averi ai nostri maggiori. Da’ tuoi antecessori abbiani ricevuta la fede; ma, se non sarai di accordo con noi, intendiamo rimandartela in questa stessa lettera. Sta’ sano».

Chiunque non ha ancora obliate le sciagure delle quali per dispute religiose è stato o spettatore o talor anche misera parte; chiunque ha un cuore deve applaudire all’umanitá colla quale un governo savio ed un pontefice degno per le sue virtú del posto eminente che occupa, ponendo fine ai dubbi, ai timori, alle querele, ne hanno data quella pace che è preferibile a mille trionfi. La prudenza ha trovata la via nelle angustie tortuose che vi erano tra il sacerdozio e l’impero.

Ne’ primi secoli del cristianesimo si disputò pochissimo sulla giurisdizione. Una religione, di cui lo stesso divino Maestro avea detto che «il suo regno non era di questo mondo», nata nell’oscuritá, elevata per la sola morale di coloro che la professavano, non confuse mai «ciò che era di Dio» con «ciò che era di Cesare». Nell’Oriente, ove l’impero ebbe piú lunga durata, troviam solo molte dispute sul dogma, rese piú calde e pericolose da quegli imperatori, i quali, non contenti dell’augusto titolo di «protettori della Chiesa», ne vollero diventare i teologi. Costantino seppe meglio degli altri conservare il suo carattere, e nel concilio di Nicea non si occupò di altro che della pace e dell’ordine. Ma i suoi successori furono ora ariani, ora nestoriani, eutichiani, iconoclasti, e sempre imbecilli: lo stesso savio Giustiniano non andò interamente esente dallo spirito sillogistico di Crisippo e di Zenone, che tutte avea invasate le menti de’ nuovi greci. Tutto l’impero fu turbato, avvilito, spopolato, e fini quando i maomettani, i quali sapevan battersi, vinsero coloro che altro non sapevano che disputare.