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della caccia, delle donne e dei buffoni, all’amor delle cose militari, mostrando loro coll’esempio di un uomo illustre che per questa sola via si può ascendere alla gloria ed all’impero. E scelsi Castruccio, perché era forsi il nome piú noto che si offri alla mia mente, e rivestii la sua vita di molte favole, perché potesse cosí piú solleticare il gusto del maggior numero degli uomini. Se io avessi potuto dar fine a quel lavoro, che non è per ora che uno sbozzo, ne avrei fatto un libro simile alla Ciropedia di Senofonte. — Ma pel duca Valentino?

— Era uno scellerato.

— Perché dunque tu lo lodavi? — Perché quelli che egli oppresse e distrusse eran piú scellerati di lui, e debbon ascriver a fortuna l’aver potuto ottener, morendo, qualche compassione che non avrebbero meritata se tutti gli scellerati morissero per le mani della giustizia. Tra tanti scellerati io preferiva quello che almeno dirigeva le sue scelleraggini ad un fine piú nobile e tendeva a riunir l’Italia, che gli altri, con iscelleraggini piú vili, dividevano e desolavano. L’Italia non avea altro piú da sperare: niuna virtú ne’ popoli, niun ordine di milizia. Quei tanti tirannotti, che la laceravano, si facevan ogni giorno la guerra; ma questa guerra non decideva mai nulla. Nel massimo de’ mali, era un sollievo diminuirne il numero. Valentino sarebbe rimasto solo. Piú grande, sarebbe stato piú umano ed avrebbe accomodati i suoi pensieri all’ampiezza del nuovo impero. Senza rivali, sarebbe stato anche senza sospetti e senza crudeltá. L’Italia avrebbe incominciato a goder la pace, e dopo due etá avrebbe incominciato ad avere anche la virtú. Quando Epimenide fu chiamato a purificar Atene travagliata dalla peste, disse agli ateniesi: — Qualche dio è irritato contro di voi, perché lo avete trascurato. Io ho scorsa tutta la vostra cittá: ho trovato degli altari e de’ tempii innalzati a tutte le divinitá benefiche; nessuno ne ho veduto che sia consacrato alle malefiche. Innalzatelo. — Cosí disse Epimenide. Quante nazioni debbon dolersi per non aver avuta una divinitá malefica?