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Intanto la guerra ebbe l’esito che doveva avere, perché nella direzione e nell’esecuzione della medesima eranvi sempre gli stessi difetti. Si eran calcolate le forze e non si era calcolata la mente, senza la quale non vi è forza. Si era calcolato un piano di guerra; ma questo piano non avea né concerto nelle parti né fine. Sempre lo stesso errore fondamentale: ristabilir lo stato precedente alla guerra; e questo è impossibile, perché ciò che è stato non può esser piú, per la ragione appunto che è stato una volta.

Autor principale del piano è stato Mack: quel Mack che, dopo la campagna delle Fiandre e dopo quella di Napoli, non avrebbe dovuto aver piú comandi. Ma Mack avea persuasa 1 ’ Europa che la campagna di Napoli era stata perduta per opera de’ giacobini. Se ne era persuaso il re di Napoli a segno tale che avea condannato a morte quell’istesso officiale pel quale egli non era stato fatto prigioniero da’ pochi francesi e romani nascosti, anziché rifugiati, nel Castello Sant’Angiolo. Se ne era persuasa tutta l’Europa. A nessuno era venuto in mente di dire, come conveniva in un affare di tanta importanza: — Chiunque ne sia stato l’autore, esaminiamolo. — Segno che ancora predominavan nelle corti le opinioni de’ partiti e che, in conseguenza, dovca, come nell’altra guerra, prevalere colui il quale piú lusingava il partito predominante. Era chiaro, dunque, che dovea prevaler Mack, perché a lusingare un partito vale, piú che la scienza della cosa, l’odio contro il partito contrario, giacché la scienza trova spesso difficoltá, la passione facilita e spiana tutte le cose.

Mack fece un piano, qual di sua natura lo dovea fare; e l’autor di questa storia, se mai tra li gravi oggetti pubblici è permesso parlar di se stesso, ha avuto, senza conoscere il piano di Mack, la gloria d’indovinarne l’esito; e mille persone possono attestare che, molto tempo prima che la guerra si aprisse, egli avea detto: — Io confido in Mack. — Mack ha ripetuti in Germania gli stessi errori che avea commessi in Napoli. Anche in Germania grandissimi mezzi per produrre picciolissimi effetti; massimo segno, a creder mio, di stoltezza e, per questa ragione