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i quali ne formano la prima e forse la sola forza ed essendo sempre rari, si ritrovano piú facilmente tra mille che tra cento. Nel furore rivoluzionario le idee si spinsero agli estremi, perché nessuno dei due partiti seppe volere il giusto. Da che mai dipendono le vicende delle nazioni ! Se i nobili provenzali non avessero sdegnato di eleggere Mirabeau per loro deputato agli Stati generali, quell’uomo non si sarebbe unito al partito opposto; e Mirabeau, ne’ primi mesi della Rivoluzione, valeva un’assemblea intera. Se i deputati della nobiltá non avessero con tanta sciagurata caparbietá ricusato di concedere al terzo stato il diritto di dar il suo voto, forse le dispute sarebbero rimaste lá; non si sarebbe proposta la controversia del voto per testa e non per classe; la Francia forse avrebbe avuto un parlamento sul modo di quello d’Inghilterra; e la nobiltá avrebbe conservata la maggior parte de’ suoi diritti. Se, dopo il famoso decreto sulla feudalitá, i rivoluzionari non avessero oltrepassato il segno e non avessero con tanto insensata ingiustizia perseguitati e miseramente distrutti coloro che giá aveano proclamati loro eguali, forse la Francia avrebbe evitato ed il furore della Vandea e le funeste reazioni, che produssero mali maggiori della stessa Rivoluzione. Il popolo romano si contentò di rendersi eguale ai patrizi : divenuto loro eguale nel diritto, li rispettò nel fatto, ed è nota la sua generosa giustizia, quando, dopo aver tanto conteso per poter avere un console plebeo, gli elesse ambedue patrizi : il popolo romano volea avere i patrizi ed emularli ; il popolo fiorentino li volle sempre distruggere. Che ne avvenne? Roma prosperò sotto la piú giusta, la piú savia costituzione che l’universo abbia mai conosciuta; e Firenze, dopo aver ondeggiato tra mille partiti diversi, fini miserabilmente, dopo una vita piú breve e meno gloriosa di quella di Roma. Due uomini sommi son discordi tra loro nel giudicar di tali avvenimenti. Macchiavelli crede che il popolo di Roma pervenne alla perfezione di tutte le pubbliche e private virtú per la continua emulazione di quei patrizi che avea conservati ; e Campanella sostiene che, per non averli distrutti, perdette la sua libertá. L’esperienza