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istruzione; o accrescer i capitali, e questa è beneficenza; o accrescer i mezzi del commercio tanto interno quanto esterno. Quindi è che io calcolo tra le opere di comunicazione anche i rapporti commerciali e diplomatici colle altre nazioni, rapporti che giovano ad accrescer il commercio quanto una strada, un ponte ed un porto. Io calcolo tra i mezzi di comunicazione anche quell’unitá che un governo sa dare, piú o meno, a tutte le parti del suo Stato, onde né leggi diverse, né diverse lingue, né importune dogane rendan difficile la comunicazione tra i cittadini e divisi i loro animi. Vi è un grande Stato dell’Europa il quale ha dirette per tempo tutte le sue operazioni a questo fine; ve ne è un altro, egualmente grande, il quale par ’ che l’abbia interamente trascurato: il primo è nuovo, e trarrá un giorno dalle sue operazioni una forza infinita; il secondo è antico, e, se la sua forza non corrisponde all’estensione e fertilitá delle sue terre ed al numero de’ suoi abitanti, il male vien 4 tutto dalla noncuranza sua.

L’istruzione pubblica deve aver per suo principale oggetto il costume; ed il costume deve aver per oggetto l’amor del lavoro, l’amor della patria, la stima di noi stessi.

La pubblica beneficenza ha per fine il conservar nello Stato tutte le sue parti nello stesso livello,’ che costituisce la sanitá e l’energia. Una nazione è una macchina composta di infiniti pezzi, i quali hanno tra loro un equilibrio particolare. Se tutte crescessero o si diminuissero a proporzione, l’equilibrio si conserverebbe. Ma una parte cresce a spese dell’altra, e questa è la ragione de’ falsi giudizi che si fanno sulle nazioni.

Una nazione si dá tutta alle arti ed abbandona l’agricoltura; un’altra si dá tutta al commercio ed abbandona agricoltura ed arti. Si considera da molti l’aspetto favorevole, e c’inganniamo, perché non vediamo i mali, né vediamo quanto costa quell’apparenza. Quella nazione ha veramente fatti progressi, che, per aver i secondi, non ha abbandonati i primi. Quella nazione ha fatti progressi, che si trova per ogni arte nuova i capitali sufficienti, e questi capitali non sono che la perfezione dell’arte precedente.